1986 ottobre 26 Mercato e destino

1986 ottobre 26 – Mercato e destino

Con il terrorismo l’emergenza non è mai finita. Anzi, più intensificano i servizi d’informazione e gli
apparati di prevenzione, più si perfeziona la tecnica dell’attentato. In Spagna, i terroristi dell’Eta
collocano una bomba calamita sul tetto dell’auto di un generale; in Inghilterra, i giudici infliggono il
massimo della pena, 45 anni, all’arabo che usò la fidanzata – incinta e ignara – nel tentativo di piazzare
un micidiale ordigno a bordo di un jumbo israeliano con centinaia di passeggeri.
Il terrorismo segnala, sanguinosamente problemi spesso senza soluzione. È una sfida, esige una risposta
concertata non fosse altro che per una molto ovvia ragione: le «schegge impazzite» sono quasi sempre
sintonizzate tra loro; pur senza immaginare un Grande Fratello di tutto il terrorismo, si creano
perlomeno alleanze di fatto o concorrenze su un medesimo obbiettivo.
Se non si è in grado di risolvere alla radice i grovigli che lo generano, non esiste altra strada che tentare
di dissuadere il terrorismo con l’isolamento, soprattutto quando – vedi Libia Iran Siria – esistono più che
probanti indizi su un «terrore di Stato» ampiamente coltivato o tollerato. Con coraggio, l’Inghilterra ha
adottato questa strategia rompendo i rapporti con la Siria, e invitando gli alleati ad analoghe misure.
Ma quando non c’erano le prove, gli europei le pretendevano prima di decidere; quando vengono
esibite; si frazionano ciascun Paese per proprio calcolo, magari determinato dal commercio di armi. Se
persino su un tema drammatico come questo risulta tanto difficile la cooperazione, si capisce benissimo
perché l’Europa continui ad essere un mercato comune più che un comune destino.
ottobre 1986