1982 aprile 14 Neanche nella fabbrica degli atleti sanno costruire il campione di calcio

1982 aprile 14 – Neanche nella fabbrica degli atleti sanno costruire il campione
di calcio

Dall’inviato
LIPSIA – Le razze esistono. Non sono né superiori né inferiori, esistono. Dentro la
razza ci stanno latitudine, cultura, risorse ed altro. Pelé nasce in Brasile, non in
Alsazia. A Cagliari un Hrubesch non s’è ancora visto. Il football rivela i popoli;
raramente si fa astrazione. Ve l’immaginate Dino Zoff parare un rigore e poi danzare
attorno alla bandierina del corner alla stressa stregua di Juary, quando segna? Tra gli
arcani del Friuli non c’è la macumba e «Stelutis alpinis» non è un samba.
Tutto ciò è talmente ovvio che spesso ce lo scordiamo, tanto da chiedere ai calciatori
italiani un gioco che non appartiene loro. Dopo Londra 1966 li volevamo tutti tagliati
a immagine e somiglianza degli inglesi. Dopo l’Ajax e l’Olanda, li spingemmo
prendere i voti del calcio totale. Ora guardiamo ai tedeschi, come equilibrio di forza
fisica, di disciplina tattica e di istintiva classe. «Potendo, anch’io giocherei come i
tedeschi», ha sospirato ieri Bearzot.
Trapianti impossibili. Copiare un progetto o carpire un brevetto è facile. É possibile
assimilare un’organizzazione. Diventa operazione alla Frankenstein imitare un’intera
cultura, andare a prestito di una mentalità anche quando di solo calcio si tratta.
É una questione linguistica. Per Bearzot gli italiani sono i suoi «ragazzi»; per noi gli
avversari di oggi sono i «panzer». Anche nell’ingenua nomenclatura si esprimono i
modelli pur se, alla resa dei conti, un terzino di tenero nome quale Gentile finirà forse
con il maltrattare un centravanti che suona come una condanna a morte, Streich.
Nel chiedere agli italiani, qui o altrove, nerbo, aggressività e i cosiddetti novanta
minuti giocati alla morte, sarà il caso di non esagerare mai. Lamentava ieri sera Bruno
Conti, scuro, piccolo di Nettuno: «Che tristezza Lipsia». Forse intendeva sottintendere
anche la tristezza dell’appiattito, del burocratico, del pianificato, la tradizionale
disciplina tedesca elevata a potenza dell’apparato dello Stato. Lui che pure guadagna
chissà quanti milioni al mese, aveva l’aria del vero dilettante, di chi aspetta di giocare
la partita come un gesto di ironia personale. Magari maciullata dai «panzer», ma
ironia.
In centro a Lipsia ha sede l’università dello sport, l’istituto più avanzato al mondo in
termini di ricerca scientifica sull’atleta. Nasce qui la base teorica dei campioni di
laboratorio, dei record prefabbricati, degli eccezionali exploit di massa dello sport
della Germania Orientale. Ma nemmeno Lipsia è ancora riuscita a fabbricare, in
provetta o sui manuali, il successo negli sport di squadra come il calcio.
L’ormone della fantasia è refrattario al Partito, ed è questo il superstite vantaggio di
Bearzot. A ciascuno il suo.