1977 maggio 19 Juve, la coppa c’è e lo scudetto
1977 maggio 19 – Juve: la coppa c’è e lo sc
BILBAO  –  Piove  da  tre  giorni  ma  il  terreno  è  conservato  molto
bene.  La  società  ha  appena  speso  sei  milioni  di  pesetas  per
consentire  le  riprese  televisive  a  colori  e  l’illuminazione  è  infatti
perfetta. Il tifo del pubblico è molto caliente e rullato con sincronia
anglosassone. La Juve esegue un lungo pre-riscaldamento mentre
un gatto nero taglia veloce il campo: Causio fa le corna. Molti gli
striscioni che chiedono l’amnistia per i prigionieri politici e tremendi
sono i boati nazionalistici che accompagnano il minuto di silenzio
dell’Atletico di Bilbao per i cinque morti dei giorni scorsi. La Juve
viene accolta da un lungo applauso, con signorilità che fa a pugni
con certa maleducazione dei nostri stadi.
La Juve con Bettega parecchio arretrato e non a caso l’ala sinistra
si  fa  fischiare  subito  due  falli  in  difesa.  A  far  coppia  con
Boninsegna  resta  soltanto  Causio  ma  è  proprio  lo  straordinario
“pendolarismo”  di  Bettega  a  mandare  in  vantaggio  la  Juve  dopo
appena  sette  minuti.  Su  una  rimessa  laterale  di  Causio,  Tardelli
inarca di sinistro un secco cross sotto porta dove Bettega, in arrivo
sulle  retrovie,  si  allunga  angelicamente  in  tuffo,  da  centravanti
puro,  a  non  più  di  cinque  metri  di  Iribar.  Uno  a  zero  di  grande
pulizia stilistica anche se eseguito senza la minima opposizione.
Il gol in trasferta, segnato tanto presto, dovrebbe galvanizzare la
Juve  che,  al  contrario,  trova  molta  difficoltà  a  esprimersi  in
contropiede. L’azione dei baschi è insistita, petulante, gommosa e
mette  a  nudo  alcuni  voluminosi  buchi  della  difesa  di  Zoff.  Le
marcature,  compresa  quella  di  Morini,  sono  ballerine  assai  e  gli
errori in tackle non si contano.
Esemplare in questo senso l’altrettanto rapido pareggio dei baschi.
Prima è Gentile a bucare goffamente in area e un attimo dopo è
Bettega  a  perdere  il  pallone  tentando  un  improbabile  dribbling:
risultato? Cross di Villar da destra e delizioso sinistro di Ciurruca,
che  abbassa  la  leva  diagonalmente  mentre  Tardelli  è  lontano.
Sulla traiettoria c’è Irureta che devia in gol.
C’è molto nervosismo tra i giocatori della Juve e Zoff non sembra
per niente soddisfatto del bailamme che lo circonda. Non fosse per
un suo fulmineo allungo a tutto corpo sulla sinistra, un’altra girata
di  Ciurruca  farebbe  gol  a  fil  di  palo.  I  baschi  non  eseguono  un
calcio con i controfiocchi ma non mollano mai l’osso e stazionano
a  grumo  davanti  a  Zoff.  Mentre  se  ne  va  la  prima  mezz’ora  di
partita, rifletto che il più spremuto di tutti dev’essere a questo punto 
Bettega, sempre più ridotto a fare il terzino anche perché l’isolato
Boninsegna non riesce a tenere in attacco una palla che sia una.
La compressione di Bettega e le difficoltà di Boninsegna tolgono
molta  spinta  alla  Juve  che,  oltre  tutto,  non  può  mai  liberare  in
appoggio  Scirea  né  sfruttare  i  raids  laterali  di  Gentile,  in  pratica
stop  centrale  sull’arrembante  Dani.  Non  bastasse,  il  gol  e  la
successiva  palla-gol  di  Ciurruca  consigliano  a  Tardelli  una
marcatura  prudente  e  senza  avventure.  Per  fermare  il  biondo
attaccante  dell’Atletico  Bilbao,  lo  stesso  Gentile  è  costretto  a
intervenire ai limiti del penalty. Il primo tempo si chiude così con
una  Juve  tutta  contratta  in  difesa,  più  di  una  volta  in  grave
difficoltà.  Non  fosse  per  un  lieve  fallo  di  mani  del  terzino  Lasa
lanciato  a  rete,  i  baschi  passerebbero  anzi  in  vantaggio:  ma
l’arbitro  austriaco,  da  buon  ex  mezzo-fondista,  è  molto  ben
piazzato e coglie per fortuna l’irregolarità.
Il secondo tempo comincia con il gesto teppistico di un ubriacone:
assieme  a  qualche  innocua  palla  di  carta,  arriva  in  campo  una
bottiglia  di  birra.  L’arbitro  la  raccoglie  e  va  a  consegnarla  di
persona,  con  conseguente  gesto  ammonitore,  all’allenatore  del
Bilbao. Come già prima della partita, lo speaker dello stadio invita
il  pubblico  (in  lingua  spagnola  e  in  lingua  basca)  a  non  lanciare
oggetti: la stragrande maggioranza della gente applaude.
Piove forte. Il timbro della partita non muta; tuttavia alcuni grossi
errori  nel  tiro  dimostrano  che  un  po’  di  fatica  affiora  anche  tra  i
baschi. Quanto alla Juve, gioca sapendo che persino una sconfitta
per  2  a  1  le  darebbe  a  questo  punto  la  coppa:  perciò  difende
cinicamente  il  pareggio,  non  soltanto  in  campo  ma  anche  in…
panchina.
Dopo  un’ora  esatta,  Trapattoni  rinuncia  infatti  a  Boninsegna
sostituendolo  con  lo  stopper-bis  Spinosi.  La  panchina  basca
risponde
il
centravanti  Carlos!  Come  sempre  le  tattiche  esprimono  due
costumi,  due  mentalità.  La  nostra  è  sempre  passiva;  cerca  i
risultati  difendendo  e  amen.  La  difesa  si  fa  via  via  più  accanita.
basti  pensare  ad  un  tackle  di  Benetti  che  evita  l’espulsione  per
mera magnanimità dell’arbitro. Il ritmo diventa grave, la stanchezza
impiomba più di un giocatore e favorisce gli interventi pericolosi.
Vedi uno di Tardelli a centrocampo e vedi una zampata assassina
di Rojo sul perone di Zoff in uscita bassa.
Ad  una  ventina  di  minuti  dalla  fine,  comincia  il  countdown  della
Juve con un catenaccio davvero orrendo, ricco soltanto di animus 
terzino Lasa e dentro
immediatamente:
fuori
il
ma  sprovvisto  di  qualsiasi  organizzazione.  Per  Zoff  non  c’è  più
requie.  Un  assalto  continuo,  con  la  Juve  capace  unicamente  di
rinculare in affanno, in un batti e ribatti a volte persino umiliante
per  una  finale  europea.  Con  una  Juve  senza  attacco  e  con  un
Bilbao  arricchito  di  una  punta,  sono  i  baschi  a  raccogliere
finalmente  il  gol  che  meritano  da  un  pezzo:  la  testa  di  Carlos  si
eleva sopra una colossale mischia e annichilisce Zoff.
La somma dei due risultati (fra Torino e Bilbao) dà a questo punto
un 2 a 2 complessivo che tranquillizza la Juve: a parità di reti, il gol
del primo tempo di Bettega vale infatti il doppio perché segnato in
trasferta.  A  questo  punto,  dopo  due  finali,  è  come  se  la  Juve
vincesse per 3 a 2: non sarà una maniera molto esaltante di far
tornare i conti europei ma serve pur sempre a mettere il marchio
della vecchia signora sulla coppa Uefa. Complimenti.