1976 maggio 21 Facchetti un monumento senza erede
1976 maggio 21 – Facchetti un monumento senza erede
Fra 2 mesi scarsi Giacinto Facchetti. Bergamasco di Treviglio, avrà 34 anni molti soprattutto per un
calciatore che nacque scattando e che, anzi su quelli allunghi a testa ritta costruì la sua prima
reputazione. Di questa nazionale che parte tra poche ore per gli Stati Uniti Facchetti è il
monumento, il tipo che ti fa sembrare meno frettolosa la vita. A dire il vero nel jumbo azzurro salirà
un altro classe 1942 ma, trattandosi di Zoff, l’età sembra non contare: i portieri sono creature
particolari e, come le belle signore, quando non sono più giovani esaltano il fascino della maturità.
Che giochi Facchetti negli Usa è perfino patetico. Certo, testimonia della difficoltà a rigenerare i
campioni nonostante la presenza sempre più massiccia della scienza nello sport. In provetta i
Facchetti non ci sono, bisogna pazientemente attendere altri dolci notti, altre mamme ben disposte,
altri padre di forti cromosomi. Pochi mesi or sono sembrava che il fattore ereditario, lì in mezzo
all’area di rigore della Nazionale, fosse passato da Facchetti e Scirea, elegante battitore libero della
Juve.E’ invece ancora lui, il mezzofondista mancato di Treviglio, a pigliarsi la maglia numero sei.
Al mondiale di Argentina, fra due anni, Facchetti non arriverà ma è già un capolavoro che sia oggi
titolare e che abbia tuttora il 70 per cento delle probabilità di giocare in autunno contro l’Inghilterra
nella partita che ci darà o ci negherà buona parte del passaporto per il Sud America. Personaggio
orgoglioso quanto schivo, merita abbondantemente un attestato di stima.
Domani è 21 maggio, giorno evidentemente felice per Facchetti dal momento che, forse nemmeno
lui lo rammenta, fu il 21 maggio di 15 anni fa che il terzino dell’Inter esordì in campionato, giusto
qui a Roma! Coincidenza curiosa e significativa, la parabola di un terzino che fu chiamato gigante
per la statura e ch e già 10 anni orsono( stagione ’65-’66) segnò 10 goal in 32 partite. Già allora
Facchetti celebrava il rito del terzino modernissimo, dai Braitner ai Francisco Marinho, dagli
Szymanowski ai Kroll.
Intuito da Helenio Herrera prima che da chiunque altro, Facchetti non è soltanto una statua di
carne, un meccanismo muscolare, un longilineo adottato al calcio. Assomigliando ai Burnich e ai
Riva, Facchetti rappresenta una razza, una sorta di setta. Per far parte di una setta devi possedere
certi requisiti: vuoi essere del ku klux Klan? Devi essere americano di razza bianca e protestante.
Per entrare nel clan dei Facchetti devi essere del Nord, devi essere un atleta e devi credere nel
mestiere che fai: è un clan senza cappucci e senza croci infuocate, ma è sempre un contarsi, un
differenziarsi.
Un giorno ribattendo a polemiche di bassissima lega, Facchetti dichiarò pubblicamente che all’Inter
c’erano delle prostitute. Ha l’aria del benpensante ma, se lo provocano, va via dritto, alla sua
maniera, senza dribbling. Gli piace la cravatta, dichiara per chi vota, studia, si aggiorna in medicina
sportiva. Secondo regole del Clan, quando dà la fiducia non la toglie. Recentemente è uscito un
libro in cui uno degli ex medici dell’ Inter anni’ 60, Manlio Cipolla ,racconta certi “doppiaggi”
orditi da HH. ll primo a difendere il” Mago” fu Facchetti, cioè l’atleta che sta durando di più per
pulizia mentale e allergia alle tossine,
Domenica scorsa a Bologna, Facchetti ha segnato un autorete, che per un difensore è il massimo del
dispetto. Da uomo di temperamento, Facchetti ha da quel momento cercato il gol e l’ha segnato, una
autorete prima, un gol dopo, che è stato il suo modo di peccare, di pentirsi e di riparare. Quì sta il
succo di un campione. Nonostante i quasi 34 anni, Giacinto Facchetti non stona nel volo per
Washington. Lo sanno soprattutto gli apprendisti campioni.