1973 marzo 22 L’orgoglio della grande squadra

la vitalità, spesso

1973 marzo 22 – L’orgoglio della grande squadra

La Juve è semifinalista di Coppacampioni! Ha rischiato una
mortificante eliminazione, visto che dopo appena un quarto d’ora
perdeva già 2 a 0. Ha invece risistemato il suo gioco difensivo, ha
rilanciato le punte e alla fine è riuscita a rimontare due gol quando
nessuno dei presenti, forse nemmeno Boniperti, avrebbe più
scommesso un fiorino ungherese sulla sua squadra. Non è retorica
sostenere, come ha fatto lo stesso presidente bianconero, che si è
trattato di una “impresa clamorosa”. Abituati infatti alle ristrettezze
tattiche del catenaccio nostrano, non so, onestamente non so, se
altre squadre sarebbero riuscite a non finire KO. I gol di Altafini e
Anastasi valgono in questo senso come risultato della Juve, ma
testimoniano anche
frustrata, dei nostri
attaccanti; partita infatti tutta contratta, la Juve ha incassato due
gol; apertasi per un gioco attivo e aggressivo, quasi per
disperazione, la Juve ha pareggiato, si è qualificata, ha dato
spettacolo e sarebbe potuta andare in gol almeno altre tre volte.
Ritorniamo dunque al Danubio con un pareggio ricco quanto una
vittoria.
Questa la cronaca del match. Un vento freddo attraversa il campo.
La luce un po’ livida del nostro novembre. Non facciamo nemmeno
in tempo a controllare le marcature che l’Ujpest va già in gol!
Siamo sempre stati pessimisti su questa trasferta, ma la rapidità di
questo 1 a 0 sorprende perfino noi, figuriamoci la Juve.
Sono passati 21” esatti. L’Ujpest ha battuto il calcio d’inizio,
appoggiando a destra. Cross lungo in area della Juve: Salvatore
interdice e tenta di lanciare Causio all’ala. Lo stopper Horvath
scatta e scende a crossare ancora, in piena area. Qui Morini non
anticipa Bene: il centravanti magiaro, mestierante ed espertissimo,
batte di destro lungo il palo alla sinistra di Zoff. Sono passati,
ripeto, 21″.
Andando allo stadio, la gente ci salutava dai tram con tre dita della
mano, come dire 3 a 0: in questo momento pensiamo che,
purtroppo, abbiano ragione loro. I quasi duemila tifosi italiani
guardano in silenzio. La Juve patisce il forcing avversario. In
attacco non riesce a tener palla, se non con Altafini. In difesa le
marcature sono abbastanza buone, ma gli ungheresi premono con
i difensori, squilibrando gli spazi della Juve. Non a caso il primo gol
è nato da un cross dello stopper. A Torino, abbiamo visto
nell’Ujpest una grande squadra. Ora, l’Ujpest si ripete, per ritmo,

assieme, palleggio. Il cronometro indica il quarto d’ora quando i
magiari vanno sul 2 a 0!
Questa volta il gol è tutto diverso: non un diagonale corto in area,
ma un supertiro da 17 metri, un destro straordinario e imprendibile
di Toth. La traiettoria sale all’incrocio dei pali; il pallone picchia
sotto la traversa, alla sinistra di Zoff, in rete. Toth scappa felice, i
compagni gli riducono la maglia in brandelli.
Dopo il misero quarto d’ora la Juve si sente già eliminata. Vycpalek
si alza dalla panchina con un gesto di rassegnazione. La squadra
torna a centrocampo sconfortata. Ma proprio in questo momento,
visto che non ha più nulla da perdere, la Juve smette di essere
l’espressione dell’avarissimo calcio all’italiana e si apre in attacco.
Causio diventa centravanti, con Anastasi e Altafini ai lati. Causio
spreca molto per passaggi sempre stoltamente ritardati. Ma si
vede che questa Juve disperata non è più un materasso
dell’Ujpest.
Gli ungheresi tengono ora il gioco con minor frequenza. E la Juve,
al 28′ riesce a realizzare la cosa più difficile: ridurre le distanze, va
cioè in gol. Su cross di Anastasi, è giusto, sacrosanto che sia il
grande Josè Altafini a deviare in rete con la inconfondibile, bionda
pelatina:
imparabile, soffice, vicino al palo. Josè, che
incredibilmente volevano tenere in panchina, è infatti il miglior
giocatore in campo, sempre sapiente a smistare e a proporsi
smarcato. E’ lui che, subito dopo il 2 a 1, quasi pareggia e un
attimo più tardi serve ad Anastasi e Causio due palloni d’oro,
ritardati nella battuta.
Anastasi ha una gran voglia di essere l’uomo del pareggio, ma lo
tradisce un certo nervosismo,
interiore.
Sintomatica l’ammonizione per un calcio tentato al portiere e un
calcio dato a Juhasz. Ora Causio sta più all’ala e serve un po’ più
spesso. Cuccureddu subisce invece un brutto colpo alla coscia
sinistra. Furino è un ventaglio onnipresente a metà campo:
ammirevole, se non finirà ciucco.
Il primo tempo se ne sta intanto andando via. Zoff non ha ancora
fatto un grande intervento: ha incassato i due gol e basta. Soltanto
al 44′ lo vediamo ancora battuto, ma il tiro di Bene esce sbavando
sul palo.
Appena rientrati in campo, gli ungheresi tentano lo sprint vincente.
Ma la Juventus sta dilatando le ambizioni e mi pare anche più
fresca atleticamente. Smorza qualche minuto di forcing dell’Ujpest
e prepara il gol in contropiede.

troppa carica

la

il

il portiere che

Dopo essere andata al tappeto, la Juve è ora in piedi, con la
mascella intatta, matura per il 2 a 2 che arriva infatti assai presto,
dopo dodici minuti. Ed appartiene tutto ad Anastasi: Pietruzzo, in
posizione di centro-destra, calcia un tiro-cross. Altafini non può
intercettare, ma preoccupa sia
terzino:
quest’ultimo, Harsany, ribatte male e corto, ancora su Anastasi. Il
centravanti, giaguaro in tuffo, si lancia a mezza altezza in avanti,
colpisce di testa, preciso e angolato: il portiere è in contropiede e
non può che guardare. E’ 2 a 2: in questo istante, poiché a parità
di gol quelli in trasferta valgono il doppio, la Juve è semifinalista! Il
pareggio, dal 2 a 0 al 2 a 2, è già ora un’impresa eccezionale che
mortifica ogni nostro pessimismo. La Juve
infatti accelera,
aggredisce l’Ujpest più di quanto non fosse riuscita a Torino! la
difesa tiene spazi ferrei, ma il contropiede è scarno, ma con tre
punte sempre disponibili. Tre minuti dopo il 2 a 2, Causio sottrae
per cecità il pallone della vittoria in trasferta: scattato infatti nel
vuoto difensivo quasi assoluto dei magiari, Causio si porta
addosso lo stopper e il libero ma nega il passaggio finale ad
Altafini, solo come un cane e pronto al match-ball.
Lo stesso José ci prova da solo qualche minuto dopo. scatta come
ai bei tempi, tanto da incantare il pubblico: i tempi di Wembley,
dieci anni fa, in una finale col Milan! Scatta tra i birilli, ma Harsany
lo stende (ammonito) con uno sgambetto assassino. Venti
centimetri più avanti e sarebbe stato penalty. Ora, ho perfino
paura. La Juve infatti sciala troppe palle-gol e quindi temo il 3 a 2
dei “poliziotti”: da come sono andata le cose, sarebbe ora
veramente uno scandalo tecnico. A un quarto d’ora dalle fine, il
vecchio José Altafini chiama la panchina: i crampi gli bloccano
entrambe le gambe. Con una certa lentezza, Vycpalek fa svestire
Bettega. Altafini esce sotto la tribuna, con Boniperti in piedi che lo
applaude. Anche gli ungheresi effettuano una sostituzione: se ne
va Zambo. ma ormai la partita non ha più storia.
L’ultimo brivido lo offre Toth con un tiro-bomba che Zoff intuisce e
devia in angolo con uno splendido tuffo sulla sinistra: è un brivido
davvero, perché il tiro è di quelli che di solito non perdonano, ma
Zoff è un campione e salva il risultato.
La Juve controlla l’ultimo scampolo del match con straordinaria
souplesse, tanto da portare in attacco perfino Morini. Quando
l’arbitro fischia la fine, tutta la squadra si porta a centrocampo per
salutare il pubblico. Un’operazione che non le era riuscita nel

match d’andata a Torino! In questo gesto sta tutta la differenza tra
le due partite.