1973 febbraio 27 La lenta risalita del panzer Gigi Riva

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1973 febbraio 27 – La lenta risalita del panzer Gigi Riva
Il rimpianto di Franchi – Il blocco e gli altri quattro – Un quarto d’ora
magistrale

L’arbitro algerino (una specie di Don Lurio con i baffi) ha tolto
all’Italia un paio di gol: cioè, il penalty su Riva e il 2-0 segnato da
Causio. In tribuna, c’era il commissario speciale della Fifa: “Ma era
validissimo!”, disse a Franchi. Più tardi lo stesso Franchi, assai
affaticato in questi tempi di surmenage federale, osservò: “Avesse
dato quel secondo gol, forse vedremmo ora le cose con maggiore
clemenza. L’uno a zero ci sta invece un po’ stretto”.
Poiché si trattava del blocco-Juve, con sette giocatori di Boniperti,
c’è la tendenza a condensare tutto in chiave bianconera. Ma
Istanbul era interessante per controllare anche i “resti” non
juventini, quattro
(tre dell’Inter, Burgnich Mazzola
Facchetti), uno del Cagliari (Riva). Stranamente, il Milan che tiene
la classifica-scudetto in condominio con la Juve non è esistito nella
formazione di… Carraro-Valcareggi.
Dei quattro, Burgnich ha fatto onesta routine. Facchetti ha giocato
con molto ordine. Mazzola non ha inventato cose sensazionali,
anche se almeno due volte è stato vicinissimo al gol (“Quest’anno –
diceva dopo – non segno nemmeno da venti centimetri”): Sandrino
ha però interpretato meglio di chiunque altro la responsabilità del
risultato. Ci fosse stato nella maglia di Causio un Boninsegna
formato-’71, credo che quattro gol alla Turchia non li avrebbe
potuti togliere nemmeno Allah.
Facchetti a parte, Turchia-Italia era quasi un “ritorno” anche per
Gigi Riva! Un ritorno cioè dalla zona d’ombra, riassunta soprattutto
nello zero a zero di Napoli quando l’immobilismo di Riva sembrava
aver toccato il tetto.
Il Riva di Istanbul non è stato un grandioso Riva ma il progresso
rispetto a Napoli mi pare forte. Basti pensare al primo quarto d’ora.
In questo periodo Riva è stato protagonista:
1) ha patito un tackle da rigore;
2) fintando e battendo di sinistro una punizione ha provocato la più
colossale palla-gol del match (con Mazzola);
3) ha dribblato, scattando come ai bei tempi, anche il portiere e il
pallone gli è scivolato via per una sbandata di pochi centimetri;
4) ha girato di testa e bene una punizione di Mazzola.
Da un po’ di tempo (i primi 20 minuti anti-Belgio nello zero a zero
di Coppa Europa a S. Siro) non eravamo insomma più abituati a

tanta effervescente frequenza di Riva in zona-gol. Segno che non
siamo più alla bassa marea di un paio di mesi fa.
Oltretutto, Riva ha ripetutamente conquistato palla in ritorno
difensivo, rilanciando… da mezz’ala autentica. Non è stato
nemmeno fortunato: il miglior lancio di Capello gli ha picchiato
giusto sulla schiena e il due a zero di Causio (provocato
interamente da Riva) è incocciato nel “no” del segnalinee. Anche
comprensibile e umano dunque che, ad un certo punto, Riva abbia
mandato a quel paese Causio, colpevole di preferirgli a priori lo
scambio con Capello o Anastasi, cioè la parrocchia juventina,
anche quando era Riva il più piazzato.
Riva parla poco. Polemizza meno. E’ giocatore
leale. Sta
risalendo, anche se, purtroppo per lui e forse anche per noi, non
tutti sono più disponibili a sacrificare gli schemi per lui, cercandolo
secondo vocazione di limpido panzer d’area.