1967 maggio da 31.01 a 05.02 Via Haller via Carniglia Viani DT

1967 maggio 31/01-05/02

Via Haller via Carniglia Viani D.T.!

La nostra inchiesta della settimana scorsa e la partita che il Bologna ha giocato domenica
contro il Mantova, si assomigliano come due gocce d’acqua entrambe infatti hanno avuto ed
hanno il valore di testimonianze non smentibili nè deformabili con giochetti di comodo. Due
testimonianze che hanno dato fino in fondo la misura della profonda crisi che sta
coinvolgendo il Bologna, prima come Società poi come Squadra. Abbiamo visto con i nostri
occhi gente strappare in pezzi la tessera di abbonamento; abbiamo sentito con le nostre
orecchie gente rimpiangere il passato come un paradiso perduto; abbiamo assistito a novanta
minuti di narcosi collettiva durante la quale solo Vavassori, Turra, Haller, Bulgarelli e Pace
riescono a sottrarsi alla più bassa mediocrità. E’ lontano, oramai perduto, il giorno in cui
questi stessi uomini umiliarono l’Inter in una giornata di orgogliosa grandeur. Ed oggi, dove
corri Bologna?

C’è stato un tentativo grossolano da parte della Società di far passare la nostra inchiesta per un
attacco velenoso al Bologna. In un’intervista apparsa venerdì scorso sul quotidiano sportivo
bolognese, Luigi Goldoni ha dichiarato: « Come si fa, mi dica, a denigrare un galantuomo, un
lavoratore come il nostro allenatore? Vede, in tutti gli attacchi che si rivolgono alla mia società c’è
della malafede (…). Sarebbe ora che la stampa milanese la smettesse di lottare contro di noi. Adesso
ci si è messa anche la stampa locale, che prima accusa la società, poi l’allenatore e magari la gente
crede che siamo noi ad alimentare certe polemiche ».

Il Presidente dribbla

Se ho ben capito, saremmo in malafede noi di Supersport, la redazione sportiva de « Il Resto del
Carlino » (« stampa locale ») e la gente « che magari… crede ». Il giorno dell’inchiesta
« incriminata » (giovedì 19, il giorno della fuga « vacanza » di Harald Nielsen e, non il venerdì
come qualcuno ha scritto) cercammo di metterci in contatto con Goldoni, ma il presidente rossoblù
ci dribblo abilmente. Quando, falliti i tentativi diretti, ci rivolgemmo al dirigente Filippo Montanari
perchè ci facesse da ponte con Goldoni o addirittura rispondesse lui alle nostre domande,
ottenemmo un secondo, questa volta duplice, dribbling: Montanari (Filippo) disse: « Io non
rispondo, non voglio dir nulla ». Cortesemente si prestò a cercare Goldoni e, trovatolo
telefonicamente nel giro di un paio di minuti, ci free sapere che il presidente avrebbe risposto
soltanto per iscritto a nostre domande scritte. Ho raccontato questo episodio per sgombrare subito il
terreno da un sospetto che è stato avanzato in ambienti ufficiali (e solitamente bone informati): e
cioè che la nostra inchiesta sarebbe stata viziata da imparzialità fin dall’inizio. In parole povere,
essendoci schierati dalla parte dei giocatori, di Haller come di Vastola, di Nielsen come di
Tumburus, come di Bulgarelli, avremmo volutamente evitato di ascoltare l’altra campana, quella
della presidenza. La verità è un’altra: abbiamo cercato Goldoni come abbiamo cercato i giocatori
per conoscere i fatti, solo quelli. I giocatori hanno parlato, i responsabili della Società si sono
sottratti (ne avevano del resto il pieno diritto) alle nostre domande. Dunque nessuna censura
preventiva da parte nostra. E’ anche per questo quindi che l’altra campana (quella di Goldoni)
l’abbiamo ricavata da un’intervista concessa al quotidiano sportivo bolognese.

Goldoni accusa di malafede. Noi, « II Resto del Carlino », o la gente « che crede ».
E’ malafede sostenere che una politica persecutoria che annichilisce i giocatori è ingiustificata,

controproducente, fallita?

E’ malafede sostenere che i dirigenti, continuando su questa strada, distruggeranno la squadra,

ridurranno una sicura protagonista anti-Inter al ruolo di comparsa?

E’ malafede sostenere che Viani va impiegato subito e tutto?
E’ malafede dimostrare che Carniglia, sul piano psicologico e delle relazioni con giocatori, è

fallito clamorosamente?

E’ malafede sostenere che il pubblico bolognese ha il diritto di esigere che il Bologna di

Dall’Ara-Bernardini sia portato come termine di paragone?

Se questa è malafede, noi siamo in malafede!
Ma tutti gli avvenimenti di questi ultimi giorni ci stanno dando purtroppo ragione.
1) GOLDONI. Sembrava, ad un certo punto, che le polemiche divampate violentemente lo
avessero spinto alle dimissioni: qualcuno aveva addirittura indicato nell’industriale Turra il
probabile successore. Nessuno comunque (tantomeno noi) si era sognato di chiederle queste
dimissioni: si pensava soltanto che l’irrefrenabile e giustificatissimo malcontento dei giocatori più
rappresentativi del Bologna dovesse indurre i responsabili a far marcia indietro, a cambiare politica.
Invece no: altre diffide, altre minacce, altre multe. I risultati li hanno visti tutti contro lo splendido
Mantova: giocatori distratti, sbandati, « poveri di carica e di carattere », come ha detto Cadè a fine
partita. Oramai non c’è più tempo da perdere: Goldoni e suoi più diretti collaboratori dovranno
trovare immediate contromisure. Chi potrebbe prendere l’iniziativa in questo momento è Giorgio
Roffeni Tiraferri, l’uomo che, con Bovina, fu uno dei due più stretti collaboratori del presidente
Renato Dall’Ara e che, ancor oggi, è procuratore della Signora Dall’Ara. Roffeni, noto avvocato e
segretario degli Industriali di Bologna, mantenutosi finora in una posizione « indecifrabile »,
potrebbe come prima cosa bocciare e neutralizzare per sempre la ventata poliziesca e formalistica
portata in società da un altro consigliere influente: Cioffi, vice-segretario degli Industriali
bolognesi, sindacalista. Oltre a ciò, Roffeni, che già in passato, sulla questione dei « tagli »
effettuati da Goldoni su alcuni contratti di giocatori, ebbe con l’attuale presidente momenti di
tensione, potrebbe far accelerare l’operazione Viani (general-manager) e risolvere tempestivamente
la questione-Carniglia, il tecnico su cui lui stesso, prima ancora dell’avvento di Scopigno, era stato
del resto fautore numero uno. Se la Società riuscisse a cucire in fretta queste tre ferite (disciplina
ferrea-Viani a mezzo servizio-Carniglia) la situazione forse si normalizzerebbe. E’ inutile
continuare a tamponare e magari a scambiare per fantasmi quelle che sono niente altro che
sacrosante realtà. Lo stesso Bovina, un inguaribile nostalgico del « grande Bologna », da me
interrogato durante l’inchiesta mi ha detto: « Se tutti parlano, se nessuno teme più nulla, nè multe
od altro, vuol dire che c’è qualcosa di grave sotto. Ricordo a questo proposito, sono d’accordo con
Bulgarelli, che con Bernardini cose di questo genere non ci capitarono mai, nemmeno nell’anno più
difficile del Bologna, quando ci fu il cambio di presidenza… con un presidente, come Dall’Ara, che
non avrà mai, per Bologna, paragoni possibili! ». Se Giorgio Roffeni non ha dimenticato quei tempi
« favolosi », non dovrebbe riuscirgli difficile tradurne decisamente in tono in Casa-Goldoni.

II controllo di Schiavio

2) CARNIGLIA. II presidente Goldoni si chiede: « Come si fa a denigrare un galantuomo, un
lavoratore come il nostro Carniglia? ». E chi ha mai negato che Carniglia sia un galantuomo e un

lavoratore?! E chi ha denigrato? Ma vogliamo scherzare?! Chiunque conosca Carniglia ne apprezza
la bonomia, l’urbanità, l’impegno. Ma non è questo il punto: i capi d’accusa a Carniglia sono tutti di
carattere esclusivamente tecnico. In un asterisco apparso su « Il Resto del Carlino » di venerdì
scorso (asterisco nel quale si faceva individuare lo stile di Severo Boschi) Carniglia era definito
« ineccepibile trainer » sul piano della « edificazione tecnica » ma « assolutamente inadatto,
assolutamente incapace al governo di una squadra ». Governo che è costato la distruzione di
Nielsen, di Tumburus, la perdita totale di Vastola, l’acuirsi di tensioni interne, il distacco
dell’allenatore dai giocatori, eccezione fatta per il « fido » Perani e, forse, per Turra. Carniglia,
fateci caso, è difficile che duri più di un anno in una squadra: a Bologna è del tutto spacciato,
nonostante gli appoggi morali di Goldoni. C’è solo un’incertezza: sarà licenziato subito o,
regolarmente, a giugno? Carniglia, sul quale già esercita quotidianamente un controllo « platonico »
Schiavio (attraverso il suo braccio destro Genovesi), può sperare soltanto in un miracolo: il secondo
(come l’anno scorso) o il terzo posto nella classifica finale. Mi sono sentito dire da persona diciamo
influente: « Chi avrebbe il coraggio di licenziarlo in quelle condizioni? ». Si ritroverebbe allora in
panchina, ma con Gipo Viani a fianco in panchina.

L’ impressione di Tumburus

3) VIANI. Sembra che nemmeno Gipo Viani abbia gradito molto la nostra inchiesta della scorsa
settimana: forse per il tono (troppo) crudo con il quale veniva direttamente chiamato in causa,
nonostante le sue (troppo) ripetute puntualizzazioni « Penso solo al vivaio! ». Che Viani abbia
gradito o meno l’inchiesta ci lascia comunque indifferenti: è chiaro che noi non facciamo campagne
elettorali per nessuno. E’ il Bologna che, a nostro avviso, ha bisogno della infinita esperienza di
Viani, delle sue capacità tecniche, del suo viscerale ottimismo. Sono dieci anni che il Bologna fa la
corte a Viani: è mai possibile che, il giorno che se l’è portato a casa (seppur con una nuova
carrozzeria…) lo adibisca all’asilo? Perchè continuare in questa farsa? Abbiamo scritto che Viani
dovrebbe essere per il Bologna di Luigi Goldoni quello che fu per il Milan di Andrea Rizzoli. Di
Andrea Rizzoli, non di Felice Riva: tanto per intenderci! Proprio in questi giorni Viani ha preso in
affitto un appartamento a Bologna. Proprio in questi giorni, guarda caso, ha fatto la sua prima
apparizione su un campo di allenamento con la prima squadra (a Corticelle). E proprio in questi
giorni, dopo quell’allenamento, ha confessato ad un amico: « Ho visto una bella squadra: sono
rimasto impressionato da Tumburus… ». Questi, caro Viani, non sono bambini, sono titolari. Ora
non resta altro che uscire dall’equivoco.

L’onestà di Haller

4) HALLER – VASTOLA – BULGARELLI. Via Carniglia significa che sarà licenziato. Via
Haller significa che se ne andrà per volontà sua. Le dichiarazioni di Goldoni (« Germania… non
giochi più… figli… ecc. ») hanno ulteriormente irritato il tedesco che, da informazioni precise ed
esclusive, sappiamo aver inviato in questi giorni una altra lettera « pesantina » alla società.
Eviteremo di chiedergli di fotografarla per non far scoppiare la fine del mondo, ma è chiaro che
oramai tra Haller e il Bologna ponti non ne esistono più. Nè 50, nè 60, nè 70 milioni di ingaggio (lo
ha fatto capire anche a Carniglia) potrebbero trattenerlo a Bologna: « Ho anche un cuore! ». Se per
caso Viani prevedeva per giugno una specie di tête a tête con un secondo Altafini, sono convinto
che sbagli. Haller (pur convalescente e pieno di « rossi punti » come contro il Mantova) gioca,

s’impegna e segna: la sua onestà di professionista è garantita. Come quella di uomo di Gianni
Vastola che ha confermato virgola per virgola la nostra intervista nonostante la certezza della
multa-kolossal: non solo, ma che ha pure chiesto a Carniglia di lasciarlo perdere fino alla fine del
campionato. In tempi in cui, per cinquantamila lire, c’è gente che mendica smentite e rettifiche,
gesto di Vastola (indipendentemente da qualsiasi considerazione particolare) acquista una
dimensione morale che serve da sola a rendere completa giustizia a questo generoso giocatore.
Quanto a Bulgarelli, Goldoni gli ha ricordato di essere un « cocco » di Carniglia, come « chiunque
fascia proprio dovere ». Io credo che Giacomino abbia sorriso.

Un sorriso, come minimo, da diffida. Che però non sarà l’ultima: l’inchiesta-Bologna non è

ancora conclusa.

Fabbri al Milan, verrà Cadè?

Chi sarà il successore di Carniglia? Ho cercato di saperlo da Gipo Viani ma Viani non parla. Forse
per timore di beccarsi pure lui una multa. Ci sono comunque alcuni indizi che permettono di
avvicinarsi al… futuro. Quando si parla di successione a Carniglia, va affrontata immediatamente la
questione-Fabbri. Fabbri, il trenta giugno, potrà riprendere la sua attività e sono in molti a dare
oramai per scontato un suo ingaggio da parte del Bologna. Proprio in questi giorni però è scoppiata
una mezza (e per la verità strana) bomba, secondo la quale Edmondo Fabbri sarebbe già da tempo
impegnato con il Milan di Luigi Carraro. Il pretesto per la rivelazione di questa notizia (« Il
Giorno » e « La Gazzetta dello Sport ») sarebbe stato un tentativo del presidente del Genoa,
Berrino, di concludere con Fabbri un contratto di « supervisione » al Genoa: tentativo al quale
Fabbri avrebbe risposto con un: « Spiacente, ma sono già rossonero! ». Fabbri, interpellato
telefonicamente, ci ha smentito tutto dalla prima all’ultima parola. Sembrava sincero: ma c’è un
precedente significativo che pende sulla situazione. Sappiamo con matematica certezza che un mese
fa circa, dopo lo zero a zero di Milan-Atalanta e precedentemente alla sentenza del Consiglio
Federate sul comportamento post-mondiale dell’ex C.U. azzurro, Carraro aveva offerto il Milan a
Fabbri: si aspettava soltanto, per silurare Silvestri, la non interdizione di Fabbri dall’attività
calcistica. Condannato e interdetto Fabbri, il Milan fu costretto a rinunciare all’operazione.
L’interrogativo è questo: è illogico suppore che del contratto offerto da Carraro a Fabbri sia stata
variata soltanto la data? Spostata cioè al giugno prossimo? La voce partita da Genova la scorsa
settimana non potrebbe collegarsi a questo precedente? Nonostante la smentita dell’interessato,
l’ipotesi (Fabbri al Milan) non è dunque da scartare a priori.

Quanto a Viani, se anche non apre bocca, conosciamo i suoi programmi e le sue preferenze.
1) Possibilmente lasciare alla Società la responsabilità della scelta del successore di Carniglia.
2) Dovendo invece scegliere di persona, Viani si indirizzerebbe o su un preparatore atletico

(Ghezzi) o molto più probabilmente su un tecnico della « giovane guardia » (Cadè).

So che Viani stima motto Cadè: parlandogli lungamente all’Hotel Jolly di Bologna prima della
partita con il Mantova, Viani rimase impressionato dalla dialettica, dalla personalità e dalle « idee »
di Cadè. Dopo aver visto giocare il Mantova, dopo averlo visto dominare, farsi applaudire,
ridicolizzare ad un certo punto un Bologna deconcentrato e cotto come non si era visto negli ultimi
tre anni, la considerazione di Viani per le « idee » di Cadè deve essere salita enormemente. La
coppia del futuro rossoblù, general-manager e allenatore, potrebbe essere proprio questa: Viani-
Cadè.

Scopigno a Goldoni: “Non ho mai rubato!”

« Un giornale della sera ha tirato fuori Scopigno, dicendo che non l’abbiamo capito, che l’abbiamo
tenuto un mese e poi cacciato per incapacità. SI METTA BENE IN TESTA QUESTA GENTE
CHE SCOPIGNO NON E’ STATO LICENZIATO PER MOTIVI TECNICI ». Luigi Goldoni ha
detto anche questo. O meglio,… non ha detto, dal momento che non ha spiegato quali siano stati
allora i motivi, « non tecnici », che determinarono il licenziamento di Manilo Scopigno dopo cinque
giornate (e cinque punti) di campionato. Se non lo ha detto Goldoni con la sua allusiva intervista,
altrettanto non si può dire di Scopigno che, intercettato telefonicamente, venerdì scorso alle ore
tredici, presso il suo domicilio di Cagliari (l’Hotel Mediterraneo), ha risposto con l’abituale, distacco
alle mie domande.

« Ha letto — ho chiesto a Scopigno — le dichiarazioni di Goldoni? »
« Questa mattina ».
« Stando a quelle dichiarazioni, il tecnico Scopigno sarebbe stato licenziato dal Bologna per

motivi tutt’altro che tecnici… ».

« Io di certo, a Bologna, non ho mai rubato!!! »
« E allora?! »
« Io direi che si è trattato di una questione quasi personale, di simpatia o meglio di antipatia: non
sono infatti mai riuscito a trovare una giustificazione più logica. Di sicuro comunque c’è soltanto
che il signor Goldoni non è stato… gentile con me! E poi, perchè è tanto evasivo? »

« Lei si riferisce a ragioni quasi personali, ma non c’erano stati alcuni episodi di dissenso, anche

profondo, tra lei e la presidenza? »

« Sì, due soprattutto, ma in entrambi i casi cercavo di fare gli interessi del Bologna! Perciò ero
convinto che non avrebbero dovuto indebolire la mia posizione fino al licenziamento, ma addirittura
rafforzarla »

« Lei ha parlato di interessi del Bologna: può spiegare in dettaglio? »
« Il primo episodio è quello di Micelli: io non avevo voluto quell’acquisto. Era un giocatore che
mi ero trovato in casa senza saperlo, tanto e vero che, quando il Bologna decise l’acquisto, io ero a
Milano e non ne sapevo nulla: ci fu uno scambio di telefonate tra Bologna a Milano, ma era una
cosa già fatta che io non potei evitare ».

« Perchè lei non voleva quell’acquisto? »
« Prima di tutto perchè non ritenevo Micelli utile alla impostazione che io volevo dare alla
squadra e in secondo luogo perchè mi sembrava uno spreco inutile spendere la cifra che fu spesa in
aggiunta a Capra. Mi risposero che in fondo i soldi non erano miei e che quindi non mi
preoccupassi della questione, ma io non potevo essere d’accordo. Ho sempre pensato che compito
dell’allenatore sia anche quello di prendere i giocatori che lui vuole, facendo spendere alla società il
minor numero possibile di milioni. Ma evidentemente, il cercar di fare gli interessi della società, era
considerata una mia indebita intromissione negli affari degli altri ».

« Lei ha accennato a due episodi…»
« L’altro è quello che oramai tutti conoscono… Viani! Io avevo osservato per esempio che
l’organizzazione del giovani del Bologna era addirittura ridicola: per questa motivo ed anche per
altri to avevo proposto alla società di assumere Viani come general manager. Montanari però ebbe
paura di perdere il posto e contemporaneamente venne insinuato nell’ambiente il sospetto che io
chiamassi Viani quasi in aiuto, per portarmelo in panchina a darmi una mano nella squadra: a
questo, è inutile dirlo, non ci avevo mai pensato e non ci penserei mai con nessun altro personaggio

al mondo: ma che vogliamo scherzare?! La cosa quindi finì. E tra Viani e Micelli, con due
operazioni che io avevo tentato nell’interesse esclusivo del Bologna, mi ritrovai disoccupato. La
gente sa benissimo che l’anno dopo Micelli fu ceduto e che quest’anno è stato acquistato… Viani!
Punta e a capo! ».

« Data questa situazione, per molti aspetti umoristica, lei in che rapporti è rimasto con il

Bologna? ».

« In ottimi rapporti! Il pubblico e sempre stato corretto con me ».
« Io intendevo rapporti can la società… ».
« Per merito di Roffeni che è un gran signore, anche le relazioni con la società sono tuttora
ottime ». Alla risposta, quasi… diretta, che Manlio Scopigno ha dato a Goldoni, va aggiunta una
postilla, a proposito di Micelli. Quando se ne andò Fulvio Bernardini e fu assunto Scopigno, Marini
Dettina (che praticamente stava « liquidando » la Roma) era disposto a cedere il terzino Ardizzon
per ottanta milioni: il Bologna acquistò, all’oscuro di Scopigno, Micelli per novanta milioni più
Capra valutato, nello scambio con il Foggia, settanta milioni. Un anno dopo il Bologna acquistò
Ardizzon per centotrenta milioni (50 milioni in più) e cedette Micelli al Napoli per centoventi
milioni (40 in meno). Nel giro di un anno il Bologna ci rimise in sostanza novanta milioni.

Sì, deve aver ragione Goldoni: « Non furono motivi tecnici ». E deve aver ragione anche
Scopigno: …Dal momento che non furono tecnici e che non ho mai rubato, non rimane che
1’antipatia personale ». Come casistica, non è male. A meno che non si sia trattato, come a suo
tempo prospettò « L’Unità » di « un’antipatia politica »: Scopigno, non no se a proposito o no, si era
fatta la fama di uomo di sinistra. Fu questo il terreno sul quale maturò la « questione quasi
personale » con gli industriali della presidenza, questione alla quale si è riferito Scopigno
nell’intervista? E’ un interrogativo che approfondiremo presto, per accertarne la verità o
l’infondatezza.