1966 La vendetta dello “scarto” (Omar Sivori)

1966 (Supersport)

La vendetta dello “scarto” (Omar Sivori)

SAN SIRO – Undici campioni d’inverno (l’Inter), undici quasi campioni (il Napoli). Il migliore di
tutti è stato Omar Sivori, ripudiato, esiliato, dato per finito, cadaverizzato ante-mortem. Il
« migliore » ha parlato per primo con il tratto di Henry Fonda, la voce di Jean Gabin, lo sguardo di
Clark Gable. « Vorrei che venisse riferito esattamente quello che dico, perché, a proposito della
Juve e di Heriberto, mi, hanno fatto dire che la Juventus si sarebbe trovata a cinque punti da noi!
Non è vero! Ho detto soltanto che il campionato del Napoli doveva basarsi su quello della Juventus
e del Bologna, non su quello dell’Inter e del Milan. Il Napoli non può aver l’incubo di dover vincere,
deve fregarsene del risultato: allora possiamo giocare tranquilli e dimostrare che nove giocatori di B
più due scarti possono fare una grande squadra, sul campo e in… classifica! »

« Senta Omar, ma chi sarebbero i due scarti del Napoli? »
« Io e Josè! Non ci sono dubbi. Soprattutto io ero considerato uno straccio e non farei fatica a
dimostrare che poche, pochissime, persone hanno creduto in noi. Adesso possono dire che hanno
avuto ragione! »

« Per lei o per tutti e due? »
« Per tutti e due: entrambi ci siamo impegnati a dimostrare fin dall’inizio che non eravamo finiti,
che anche noi avevamo le nostre ragioni. Su questo piano possiamo dire di non aver fallito
l’obiettivo »

« E sul piano del Napoli? »
« Giocando tranquilli, senza l’ansia del risultato, siamo rimasti molto avanti e possiamo ancora
avere delle grosse soddisfazioni. Contro l’Inter, per esempio, qualsiasi risultato ci sarebbe andato
bene in partenza… »

« E’ la verità? »
« La verità? Per questo abbiamo giocato bene, con odine, da persone serie; e, quando ci siamo
accorti che potevamo farcela, abbiamo giocato per il pareggio. Quando poi è uscito Juliano, io sono
retrocesso per coprire di più ».

« Il fallo di Juliano era da espulsione? »
« Il fallo in sé no, però Juliano era stato ammonito prima. Quindi… comunque i molti falli che ci
sono stati erano dovuti quasi sempre al terreno infame: mi dispiace molto, moltissimo, per Suarez! »
Lo « scarto numero uno » ha parlato. Ma quello numero due, José Altafini, come giustifica la

partita-frigidaire?

« Non sono mai riuscito, per tutto il tempo, a rompere il fiato, a respirare sul serio; ero affannato,

congelato, intirizzito, ma soprattutto senza respiro »
« Al gelo milanese non dovresti essere abituato? »
« Sono abituato al tepore napoletano altroché e ogni volta che vengo quassù non riesco a

ingranare e nemmeno a divertirmi! »
« Solo perché non hai segnato? »
« Non mi sono molto divertito perché non abbiamo vinto! E potevamo farlo solo se fossimo stati
più all’attacco ma, sai, la paura di perdere è forte quando si gioca contro l’Inter! Un pareggio non è
da buttar via, soprattutto se si riesce a dimostrare che siamo di tutto fuorché un bluff! Non c’è
niente da fare, per dimostrare questo bisogna aspettare… l’Inter? »

« E quanto è contata questa Inter? »
« Ha giocato bene, ma noi meglio! »
« Idem con Guarneri? »
« Guarneri, come sempre, è bravo, difficile e corretto. Però vedo poche palle all’attacco… »
« In una partita tanto difficile – risponde Bruno Pesaola a José – è logico che tu non potessi
vedere tante palle! L’Inter è la squadra più forte e rimane sempre la favoritissima per lo scudetto:
logico e ragionevole che noi dovessimo giocare con prudenza, no? Però, stammi a sentire, giocando
prudenti potevamo anche vincere, soprattutto nel primo tempo. Ci siamo tirati un po’ indietro
quando è uscito Juliano… »
« Espulso giustamente? »
« Punizione un po’ eccessiva, però c’era l’ammonizione precedente »
« Giuro che non l’ho fatto apposta – mi grida Juliano con gli occhi arrossati – ho guardato il
pallone e ho tentato di portarglielo via senza toccarlo… mi dispiace tanto per Suarez che mi vien
voglia di piangere! ». E basta guardarlo in faccia per credergli senza riserve. Anche Roberto Fiore,
il modernissimo business man che guida con intelligenza e passione il Napoli del miracolo, ha
giurato per Juliano: « Suarez, povero Suarez, è caduto male, ma non è stato un fallo cattivo,
quello ». Fiore ha un distintivo d’oro dell’Inter, all’occhiello: gli si avvicina Sordillo, l’ombra (e
forse il successore) di Felice Riva alla presidenza del Milan: « Con l’Inter vi è andata bene! Bravi…
». « Non siamo stati sfortunati come contro il bravo Milan! » ribatte fulmineo Fiore. « Avete avuto
occasioni – insiste Sordillo – ma non le avete realizzate… ». E se ne va.

« Dal tempo della batosta con il Milan – insiste Fiore – il Napoli non è cambiato molto: non
abbiamo dovuto lottare contro la jella come allora, questo sì. E poi abbiamo di vantaggio un fattore
psicologico, ora: prima della partita siamo riusciti a vincere l’ansia del risultato, quell’ansia che
qualche volta ci ha giocato dei brutti scherzi ».

« Soprattutto in casa! »
« A Napoli non si può giocare così, con raziocinio! »
« Perché? »
« Il pubblico, che si trova tra le mani una bella squadra, è così costituzionalmente stufo di
aspettare! Se non segniamo subito, dopo cinque minuti di gioco, la gente comincia a innervosirsi e
contagia la squadra. Cinque minuti! E vogliono il gol: non c’è niente da fare! »

« C’è Sivori in campo e allora… »
« Sivori, anche oggi, è stato meraviglioso, ma partite come questa ne avrà fatte almeno
quattordici. Sivori è un giocatore di rara intelligenza: più di ogni altro ha capito che volevamo
dimostrare a tutti che i ventitré punti in classifica erano merito esclusivamente nostro! Contro
l’Inter ci siamo riusciti: non è poco! ».