2000 Sorella Romania è terra di furbi, ma bando ai riguardi neo latini

2000 – Sorella Romania è terra di furbi ma bando ai riguardi neo-latini

I romeni hanno già avvertito di temere soltanto l’arbitro. Mettono le mani avanti, sono
astuti come le lenze, anzi fanno i furbi come di solito riesce a noi: sì, sono proprio
nostri fratelli neo-latini. Stasera, sarà un quarto di finale in famiglia, tra vecchie volpi
spelacchiate dal cinismo. Il loro ceppo è il nostro, come la lingua. Le loro vocali e la
gran parte delle consonanti hanno lo stesso suono delle nostre. A Bucarest ho notato
subito che via diventa cale, come in Spagna e a Venezia. L’ultima volta che ci sono
stato, Nicolae Ceausescu era ancora al potere, come si poteva intuire dalle librerie e
dal tenore di vita. Nella piazza centrale, lungo 50/60 metri di vetrine, erano esposti
libri, volumi e raccolte di un solo autore: lui, Ceausescu. In compenso, le donne
facevano la coda alle farmacie per acquistare gli assorbenti contingentati; nei negozi
si vendevano pile ma senza batterie, introvabili come un’infinità di altri consumi, le
auto parcheggiate tutte prive di tergicristalli: mancando i ricambi, nessuno li lasciava
esposti, a portata di mano. Verde nelle pianure, vermiglio nelle passioni, è un Paese
che ne ha passate di tutti i colori. Adesso le sta provando tutte: esporta lavoro e
importa aziende manifatturiere, come a Timisoara dove soltanto il Veneto ha
delocalizzato in questi ultimi anni 6.200 aziende. Il loro lavoro costa ancora poco, ma
non vale poco, e lo sanno.
Sorella Romania ha una Nazionale simpatica, di taglie forti. Senza estri e lussi,
frequenta da sempre gli schemi. Il centravanti Moldovan segue la porta avversaria
come i girasoli della sua Moldavia la luce. Hagi non corre, pensa con il sinistro.
Dicono che ci attaccheranno; se non vedo, non credo. In ogni caso, il nostro
contropiede è da pirati che non fanno prigionieri. Merita rispetto la Romania: anche i
romani sapevano che con i daci non si scherzava ma, detto questo, fine della
reverenza, e non raccontiamo pietose balle sull’Inghilterra.
Il superiority complex degli inglesi nei nostri confronti poteva anche annichilirci:
meglio tenerli alla larga. Contro i romeni, è una partita da vincere e basta, con il pelo
sullo stomaco, senza riguardi neo-latini.