1999 Settembre 5 Primo gennaio 2000

1999 Settembre 5 – Primo gennaio 2000

Nel 2000 scenderà l’Irpef, arriverà il Viagra per signore, la Malpensa volerà al completo. A Venezia,
il cinema annuncia l’eros del 2000 mentre il professor Brunetta impone a Galan il test di purezza
amministrativa: trasparente come il vetro di Murano o niente rielezione nel 2000.
Ciò che cominciò e che finisce per “9” sa di morto e sepolto, di archivio di Stato, di storia sfibrata.
Accadrà praticamente tutto nel 2000, come promette il Giubileo, o l’Euro, o il Big Bang delle
comunicazioni.
Nel 2000 saranno quasi trenta milioni gli italiani in possesso di telefono cellulare, un popolo orale.
C’è chi ne ha fatto il marchio: “Omnitel 2000”. L’ “ogni cosa a suo tempo” mette addosso una
saggia quanto mortale noia. Anticipiamo maniacalmente la notizia che non c’è; la cronaca precede il
fatto.
Temono il millenium i computer e le sette, cioè il massimo della razionalità e il massimo
dell’irrazionalità: i primi per rigetto telematico, le seconde per fobie apocalittiche. Al contrario, ci
sperano gli ammalati di cuore che nel 2000 disporranno di valvole cardiache coltivate dagli
ingegneri della genetica come funghi del Montello.
La radio, le vetrine, le insegna marcano i giorni che mancano al 2000. I convegni, le magliette, i
francobolli lo usano come logo dell’avvento. Non c’è dirigente di bocciofila o sindacalista che
rinunci al suo bel bilancio di fine millennio; i monaci dell’Anno Mille sono tra noi.
Già due anni fa, negli Usa uscivano sul Duemila cinque articoli e un libro al giorno. A poco più di
cento giorni, il 2000 è una data consumata, senza mistero, un menù prenotato troppo per tempo. Al
piano terra di un hotel di Mosca, dove dormì Lenin, non si troverebbe più un posto a cena per la
notte fatidica nemmeno corrompendo Eltsin.
Nessuno ne vuole più sapere di un secolo imbarazzante come il ‘900, che sta facendo a pezzi anche
le sue ultime certezze. Trionfano revisionismo storico e pentitismo politico. Nel nome del 2000
planetario, tutti chiedono perdono di tutto, Chiesa in testa, mea culpa mea maxima culpa. La tv,
internet e la velocità informatica di un milione di bit al secondo hanno banalizzato il tempo e lo
spazio. Soltanto i millenni riescono a inquietarci, perchè alludono ancora all’eternità.
Il calendario cinese dichiara il Duemila anno del drago, ieri imperiale, oggi globale. Ma non
sempre la prognosi è stata fausta: l’Expo 2000 a Venezia fu un’idea che portò male a De Michelis. Il
flop del 2000 mediatico è assicurato. Sabato primo gennaio 2000 sarà un giorno puntigliosamente
come un altro, che vedrà Andreotti ancora sotto processo e l’autostrada Pedemontana veneta ancora
allo studio.
Nel nostro profetico Paese, il millenarismo è giornaliero. Come le previsioni del tempo.