1984 luglio 22 Il primo salto di qualità

22 luglio 1984

“Il primo salto di qualità”
L’opinione pubblica assiste sconcertata all’ennesimo paradosso della politica
italiana. Mai
appuntamento d’estate era stato così atteso come la verifica di governo, ma da quando il pentapartito
l’ha avviata è sensazione comune che non ce ne fosse quasi più bisogno. La resa dei conti pare scaduta
a contabilità corrente. La verifica è stata preceduta da due fasi. La prima batteva la strada della crisi;
era caratterizzata dall’assenza dei toni sfumati; tendeva a enfatizzare il sorpasso del Pci sulla Dc al voto
europeo; impostava ogni problema con l’ottica di partito fino a destabilizzare laboriose intese di
programma. A quel punto il governo era preda di spinte esterne e interne che stavano riducendo
pressoché a zero i margini di governabilità. Lo stesso presunto decisionismo craxiano finiva con
l’essere rappresentato più in termini da rotocalco che di contenuto. Poiché in Italia non ci sono elezioni
che non abbiano, aldilà dell’etichetta europea o regionale o amministrativa, un significato molto
politico, il voto di Sardegna confortò almeno parzialmente il pentapartito avviando un nuovo scenario,
la fase dell’assorbimento delle tensioni. Non fosse stato per la tagliente battuta pronunciata venerdì
scorso da Spadolini – «si tratta di verificare l’esistenza di un governo che esiste» – il vertice dei cinque
non si distinguerebbe in questi giorni da una consultazione di normale amministrazione balneare. I casi
sono due: o i problemi posti via via quali ultimatum non erano una cosa seria ma furono usati da
serissimi pretesti, oppure i problemi erano molto seri ma vengono ora affrontati con il sorriso sulle
labbra perché nessuno ha più interesse ad utilizzarli contro la formula di governo o contro i suoi
dosaggi di bottega. C’è anche una terza ipotesi, e cioè che sia cessata la strana amnesia nei confronti
dei grandi appuntamenti dell’economia; la quale non ha ancora le caratteristiche della stabilità, ha
urgenza di realizzare tra tagli di spesa e introiti fiscali altri 20 mila miliardi e, come ha ammonito il
governatore della Banca d’Italia, deve dare il massimo sostegno alle imprese su un mercato
internazionale sempre più spietato. Se i sorrisi di questa disinnescata verifica nascono, più che da un
armistizio o peggio da un rinvio dei problemi, da un autentico spirito di emergenza la coalizione
avrebbe compiuto il primo salto di qualità. Non un trucco per convivere fino all’autunno, ma una scelta
di priorità che vanno al cuore dell’Azienda Italia. Nel presentare il primo rapporto sull’informatica nel
nostro Paese, il presidente del Censis, Giuseppe De Rita, ha detto: «La nostra società ama l’opacità, che
è espressione del potere, mentre l’informatica è trasparente. Per questi motivi l’informatica ha
incontrato resistenze in Italia, perché è stata sentita, se non come nemico, per lo meno come un corpo
estraneo che in qualche modo veniva a turbare una situazione». Nonostante le ombre, i freni e i ritardi,
anche da noi il computer accompagna lo sviluppo, è oramai dentro la nostra intelligenza collettiva. È a
questo Paese, a questa strategia, a questa ascesa che deve badare una verifica di governo per chiamarsi
tale e non risultare un aggiustamento senza prospettive. Fra l’altro, nel lanciare proprio oggi il
referendum popolare contro l’«iniquo balzello» del decreto sul costo del lavoro, i comunisti non hanno
fatto che ricordare senza la minima reticenza che il tacito diritto di veto lo vogliono rendere il più
possibile plateale. Soltanto una verifica efficiente resisterà alle verifiche del Paese e dell’opposizione.
22 luglio 1984