1970 giugno 8 Ci manca solo il vero Riva

1970 giugno 8 – Ci manca solo il vero Riva

Il tifone disfattista si sta abbattendo sul Club Italia.
Imputato il “ gioco così ”, come a Toluca e Puebla, contestata a Mandelli l’assenza di spettacolo e di
gol ( uno solo, mezzo di Domenghini e mezzo di Hellstroem). Un certo tourbillon polemico prende
per fondamentali persino i normalissimi fischi di Puebla: quando mai un pubblico neutrale può
ritenersi soddisfatto dal match bianco?
Questa Italia non piace, ma offre nerbo. La forma media dei cinque difensori mi pare molto elevata:
Albertosi più esperto, quindi più calmo e mestierante nel fingere cariche colossali (per pause
toniche). Burgnich e Facchetti, siamesi garantiti come non s’attendeva da un certo tempo: eppure già
Lisbona ne aveva chiarito la forma. Cera migliore del previsto come interditore, Rosato di cemento
pieghevole: fra l’altro incensurato nonostante il rigoroso codice dei mondiali ’70. Tutta la squadra
respira autocontrollo e disciplina in campo. Tema importante e che respinge lugubri ricordi del
passato. Nessuna protesta, nessun fallo di reazione, buona diplomazia arbitrale. Questa è maturità
nervosa.
Schemi non rachitici, ma disapplicati. Mi spiego. Bertini, mai come ora, rispetta funzioni e
posizione: marca, intercetta, cerca la tangente con De Sisti. A Rivera piacciono i 15 metri oltre la
metà campo, per rifinire in scambio d’attacco. Ma Rivera non entra in area di rigore e non filtra. Lo
stesso Rocco, pur difendendo globalmente, il suo uomo, dice: “ Giusto, il Milan è tutto costruito su
Rivera. E con lui ha vinto…qualcosa: perchè allora, una volta nella vita non costruiamo tutta la
nazionale sul mio Gianni?Anche per toglierci una curiosità ”. Come dire che, senza condizionare a
lui l’intera squadra, mister Europa rischia perenne naufragio; Mazzola, a Toluca e Puebla, non
interpreta i piacevoli 15 metri in su. Gioca a Monte, con molto lavoro, e ritorno alle origini
offensive solo su contropiede o disimpegno. Garantisce, insomma, le distanze con la difesa con i
podisti Berini-De Sisti, ex gemelli della Fiorentina.
Schemi validi ma disapplicati: perchè?
Diciamo la verità: non funziona Riva. L’asso del Cagliari sostiene: “ Non si può giocare così, senza
appoggi ”. Riva solo parzialmente ha ragione. E’ vero che a Puebla gli è mancato il fianco destro:
prima il flottante Domingo, poi il neofita Furino.
Ma contro la Svezia a Toluca? Idem, se non peggio, nonostante i maggiori appoggi di Bertini,
Mazzola, Domenghini e Facchetti. Riva ha il diritto di esigere almeno cinque servizi decenti per
partita ( es. Mazzola e Domingo, da destra, a Napoli, contro la Germania Est). Ma Riva si ostina ora
a tenere una posizione incomprensibile.
Da quando la possibilità-Anastasi è finita all’ospedale, da quando cioè è resuscitato Boninsegna,
Riva tiene rigidamente la posizione di centravanti.
Ma come? La sua specialità sta nel funzionare da sfondatore centrale che arriva da sinistra e
conclude di testa o con il sinistro: ora l’ala sinistra è invece Boninsegna, Quest’ultimo, calcia con
entrambi i piedi, ma non sfrutta il destro. Mentre Riva, ricevendo a destra ( da sinistra), lo si vede
costretto a passare il pallone dal destro al sinistro per battere a rete: esempio didattico al 40′, con
conclusione sulla rete esterna. Riva centravanti stabile, spostato leggermente a destra, nell’area di
rigore, non mi pare nella posizione perfetta. Nello stesso Cagliari, Bobbo Gori gli fa da spalla
occupandogli la zona destra, non la sinistra. Il dato ammucchia su Riva i difensori, lo rende meno
agevole per la battuta, ne aumenta la tensione. Personalmente sono sempre dell’opinione che, con il
primo gol, Riva sarà tutto recuperato.
Ma serve una maggiore dinamica con Boninsegna e una superiore mobilità in Riva.
Il problema comunque sta qui. Lo ha dimostrato anche un episodio marginale ma significativo: una
punizione piazzatissima scalciata male, senza concentrazione, dal goleador del Cagliari. Errore
rarissimo per lui, che non gli vedevo commesso da mesi.
E’ sempre stato detto: questa nazionale, rispetto al passato recente, possiede un Riva in più.
Giocheremmo ora ai bussolotti pretendendo che, con un Riva iperteso e perciò sottorendimento,
l’Italia offra potenza, gol e spettacolo. E’ già un grande successo che l’Italia ancora senza Riva sia

( quasi) riuscita a passare ai quarti di finale.
Non vanno poi trascurate febbri e difficoltà intestinali, altura e calore: uguali per tutti, ma per
qualcuno forse…più uguali che per gli altri.
A che serve il disfattismo? A che serve, oggi, appellarsi ad un offensivismo che il campionato
italiano da dieci anni rifiuta? Il Rocco “ padovano ” trapiantato al Milan ha vinto tutto. Helenio,
dopo il taca la bala, scoprì Balleri, Picchi, Tagnin e vinse tutto. L’unico allenatore “ spettacolare”
trapiantato in Italia fu Luis Carniglia: sei squadre allenate, sei licenziamenti, nessun risultato. I
traumi di gioco non sono soltanto nostri. La Germania anti-Marocco, la Cecoslovacchia,
quotatissima fino a ieri, l’Uruguay, più valutato di noi dai bookmakers: che spettacolo e quanti gol
hanno prodotto questi “ squadroni ”?
Ricordo Londra ’66: l’Inghilterra cominciò con uno 0-0 mediocre e rubato contro l’Uruguay. Nei
“quarti” , l’arbitro Kreitlein, tedesco, sconfisse l’Argentina. Solo negli ultimi 180 minuti mondiali,
l’Inghilterra leggittimò la vittoria finale.
Voglio dire che le strade del football sono infinite. Per ora l’Italia possiede più la squadra che Riva,
Mandelli, non inciucchirti sullo spettacolo che mancherà ( quasi) sempre. Cerca di risolvere quel
problemino psico-tattico. Allora, potrebbe veramente succedere di tutto.